Quando la primavera inizia e le temperature diventano miti, la mia mente si sveglia letteralmente e comincia ad immaginare escursioni ad alta quota, pic-nic nel parco, passeggiate in montagna… peccato che, quest’anno più che mai, la primavera sia un po’ troppo capricciosa, alternando freddo e pioggia a giornate di sole e caldo.
Per il 25 aprile avevo programmato di andare con Fabio, mio marito, e mia madre (giunta in visita dalla Calabria) in qualche località di montagna, con bastoncini e scarponi ai piedi, a respirare aria fresca e a sgranchire le gambe assopite dopo il lungo inverno. Purtroppo i miei piani sono saltati in fretta; il meteo prevedeva pioggia, vento, freddo… a quel punto non potevamo rischiare, l’alternativa era riprogrammare quella giornata di festa, optando per un borgo, la cui visita, anche in caso di pioggia, non sarebbe stata compromessa.
Dopo una veloce consultazione in rete, la meta era decisa: Saluzzo, in provincia di Cuneo. Centro storico interessante, cibo buono, cittadina tranquilla… il borgo piemontese prometteva bene!

A poco più di un’ora da Torino, Saluzzo è situata ai piedi delle Alpi Cozie e dal punto di vista storico-architettonico conserva edifici tipicamente medievali. Lasciata la macchina poco fuori dal centro storico, ci siamo addentrati nelle stradine quasi completamente ad uso pedonale.

Gli interni spiccano per la ricchezza delle decorazioni parietali e degli ornamenti; tra tutti la Cassa d’Organo, posta nell’arcata destra della navata centrale, costruita nel Settecento; a sinistra è invece collocato il pulpito, arricchito da decorazioni a bassorilievo, realizzato nel 1650. Inoltre, la zona presbiteriale è dominata dalla grandiosa macchina dell’altare maggiore con le undici statue in legno e dal bellissimo crocifisso ligneo appeso sotto l’arco trionfale.


Usciti dalla chiesa e proseguendo lungo il corso principale – Corso Italia – ci siamo imbattuti in vicoletti e stradine acciottolati molto caratteristici, tortuosi e dalla conformazione tipicamente medievale.

Percorrendo la Salita al Castello abbiamo fatto una prima tappa alla Chiesa di San Giovanni, quasi nascosta, situata subito dopo una stretta traversa, per poi proseguire fino al Castello, posto sulla sommità.


La Castiglia – così è chiamata la struttura fortificata – fu la residenza dei Marchesi di Saluzzo; è inserita nel sistema storico-museale dei “Castelli Aperti” del Basso Piemonte e attualmente è sede di due musei: il Museo della Civiltà Cavalleresca e il Museo della memoria carceraria.

La passeggiata non ci aveva stancati e, con il meteo dalla nostra parte, abbiamo preferito proseguire nella visita della cittadina a cielo aperto, evitando di entrare nei musei.Tuttavia era arrivata l’ora di pranzo e la fame cominciava a farsi sentire. Su internet abbiamo trovato diverse opzioni, ma la nostra scelta è ricaduta su “I Quat Taulin”: il nome piemontese e le foto di pietanze evidentemente tipiche ci avevano incuriosito.

Ci siamo appropinquati quindi verso il locale, leggermente fuori dal centro storico, nella speranza di trovare posto, dato che erano le 13.00 e in Piemonte, si sa, si pranza abbastanza presto. Per fortuna, rispetto ai locali tradizionali, ci hanno riservato un tavolo per le 14.00 e, una volta giunti per pranzare, ci è stato offerto un fresco prosecco nell’attesa di avere il nostro tavolo. Il locale è davvero carino, molto semplice, una sala unica abbastanza grande, con una decina di tavoli e un bancone da bar. In fondo si scorgeva un vecchio comò di legno, con il piano superiore rivestito in marmo, sul quale erano sistemati formaggi di ogni forma e dimensione, con tanto di etichette esplicative.

Il menù, interamente in piemontese, richiedeva un traduttore per tre calabresi come noi. Una volta capita la natura dei piatti offerti, la scelta si è rivelata ardua, troppe le pietanze succulente da provare! Alla fine io e mia madre abbiamo optato per un misto di antipasti per due – Sa Vùleisi en misto en dùj – costituito da vitello tonnato, “tonno” di coniglio (straccetti di coniglio in bianco) e budino di asparagi e speck con fonduta, mentre Fabio si è accontentato del solo vitello tonnato. Gustati i prelibatissimi antipasti, è stata la volta dei primi: gnocchi al formaggio (Gnòch al fùrmagg) per mia madre, agnolotti di magro con sugo di salsiccia (Agnùlòt ‘d seiras al sùgù ‘d sautisa) per me e per Fabio.


Ormai sazi, purtroppo non c’era più posto per i formaggi, sapientemente esposti come dei pezzi d’arte, invitanti persino per me che non li amo particolarmente! La singolarità del servizio di questa trattoria, inoltre, sta nella consumazione del vino: una volta ordinato, viene portata al tavolo una bottiglia già stappata, dalla quale è possibile versare quanti bicchieri si desiderano e al momento del conto basta comunicarne il numero; un modo intelligente per evitare gli sprechi e per pagare quello che effettivamente si consuma a tavola.
Con la pancia piena e molto soddisfatta, ci siamo avviati nuovamente verso il centro storico di Saluzzo per concederci un’ultima passeggiata e favorire la lenta digestione. Il cielo era ancora soleggiato, passeggiare era piacevole e intanto il borgo si era riempito di gente. Ci siamo soffermati ad osservare meglio le bellissime facciate degli edifici: fabbricati bassi (mediamente di quattro piani), con balconcini e finestre, ringhiere, cornici marcapiano e particolari orologi solari che hanno il lieto compito di segnare esclusivamente le ore felici.

A contrastare con l’atmosfera antica propria del borgo, alcune delle vie centrali del caratteristico centro storico sono state arricchite da elementi decorativi realizzati con materiale plastico riciclato che, per tipologia e per colori, spiccavano particolarmente, rendendo ulteriormente interessante quella già piacevole passeggiata tra le vie di Saluzzo.

Questo articolo è stato scritto da Marilina
Trattoria “I Quat Taulin” – Via Piave, 5, 12037 Saluzzo (CN)
bellissima Saluzzo! Ci siamo state un paio di volte ed è veramente una cittadina da non perdere, soprattutto la parte alta 🙂
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😀 verissimo! La salita al Castello è molto suggestiva
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