Per due appassionate di arte come noi, essere invitate all’inaugurazione di una mostra rappresenta un momento di grande appagamento personale; se poi alla semplice passione aggiungi che adoriamo raccontare, attraverso il nostro blog, tutto quello che vediamo, ascoltiamo e “raccogliamo” durante i nostri viaggi culturali, la partecipazione all’apertura di un evento simile non può che essere ancora più stimolante e di gran lunga più entusiasmante.
“Senza Frontiere” è la mostra che è stata inaugurata lo scorso 17 giugno nella suggestiva cornice del B&B Parco d’Arte Quarelli, immerso fra le verdi colline dell’astigiano, precisamente a Roccaverano. Per raggiungere il Parco – rigorosamente in auto – Google Maps suggerisce stradine tortuose che si inerpicano tra le alture, permettendo di godere di suggestive vedute e rendendo il viaggio alquanto affascinante (vista la bella stagione).

Il Parco Quarelli si sviluppa intorno all’edificio che ospita la struttura ricettiva e, attraverso i suoi viottoli, conduce ad un percorso d’arte, dove natura ed opere di artisti contemporanei si fondono creando un nuovo e suggestivo paesaggio. L’idea dei proprietari nasce da una passione profonda per l’arte contemporanea che ha portato con gli anni a oltrepassare il limite delle pareti della loro casa e del giardino interno per invadere il parco circostante, rendendolo vero e proprio museo en plein air e trasformando questo luogo, prettamente naturale, in spazio di contaminazione e sperimentazione.

Il paesaggio, fatto di colline e terrazzamenti che dalla strada provinciale (lungo la quale è situato il B&B) degradano verso il basso e si innalzano verso l’alto, si può ammirare più agevolmente passeggiando lungo la stessa strada carrabile, nonostante sia sprovvista di marciapiedi. Per ammirare più da vicino la maggior parte delle stupefacenti opere, tuttavia, occorre infilarsi tra la vegetazione, percorrendo i terrazzamenti lungo i quali sono presenti dei sentieri veri e propri; ma ricordatevi, munitevi di scarpe comode e senza tacco, altrimenti risulterà piuttosto difficile camminare!


La collezione permanente, che di anno in anno si arricchisce di nuovi pezzi d’arte, è visitabile in maniera gratuita e ad essa, occasionalmente, vengono affiancate esposizioni temporanee. Non avendo a disposizione una mappa che illustri il parco con i relativi percorsi e le opere esposte, si può procedere in maniera libera alla meravigliosa scoperta delle collezioni, godendo appieno – caldo permettendo – degli innumerevoli benefici che si possono trarre da una rilassante passeggiata, da soli o in compagnia, tra il verde e le installazioni artistiche.

Gli artefici delle oltre 30 opere permanenti appartengono al circuito nazionale ed internazionale dell’arte contemporanea; attraverso le loro sculture e installazioni, esplorano le più svariate tematiche legate al pensiero ed alla condizione umana, al rapporto uomo-società e uomo-natura (qui di seguito trovate l’elenco completo di tutti gli artisti: Alfredo Aceto, Salvatore Astore, Ermanno Barovero, Simone Benedetto, Nazareno Biondo, Domenico Borrelli, Umberto Cavenago, Simone Consiglio, Riccardo Cordero, Carlo D’Oria, Marta Fumagalli, Paolo Grassino, Enrico Iuliano, Egidio Iovanna, Francesco Lupo, Gabriele Garbolino Rù, Luigi Mainolfi, Simona Mosca e Demis Pascal, Bruno Munari, Johannes Pfeiffer, Renato Sabatino, Kimitake Sato, Luigi Stoisa, Maurizio Taioli, Saverio Todaro, Adrian Tranquilli, Valeria Vaccaro, Ronald Venura, Fabio Viale).
Ciascuna delle opere è accompagnata dalla relativa didascalia contenente titolo, anno di realizzazione e nome dell’autore; nel caso della collezione permanente si legge, in aggiunta, un breve approfondimento – sia in italiano sia in inglese – sulla filosofia di pensiero dell’autore legata all’opera specifica. Le sculture della mostra temporanea, invece, rimandano ad eventuali approfondimenti attraverso un QR code con il quale si può accedere ad una scheda più dettagliata dell’opera.

“Senza frontiere” è il titolo della mostra temporanea di scultura allestita all’interno del Parco d’Arte Quarelli visitabile fino al 15 ottobre. Un titolo, che come ci chiarisce lo stesso curatore della mostra, Alessandro Demma, racchiude in sé riflessioni sui recenti eventi che negli ultimi anni hanno caratterizzato la nostra società: migrazione, multiculturalismo, conflitti territoriali, globalizzazione, confini politici e fisici. La società in cui viviamo ha creato degli “spazi obbligatori” dell’esistenza umana, delle frontiere ideologiche, politiche, sociali, fisiche e mentali in cui l’essere umano è sempre più costretto a vivere seguendo dei flussi obbligatori di azioni, di comportamento.

La mostra nasce, quindi, con l’intento di diventare luogo e occasione di riflessione sulla condizione storico-culturale in cui viviamo, alla quale si contrappone lo spazio fisico in cui essa è inserita, un ambiente completamente aperto, senza limiti, che appartiene a tutti: la natura. Il mondo artificiale creato dall’uomo si confronta con quello naturale di luoghi incontaminati; in questo incontro l’arte ha il compito di demolire le barriere e superare le frontiere fisiche, mentali, immaginifiche.
Alessandro Demma ci ha raccontato che già da diverso tempo stava riflettendo sul tema dei confini e, come spesso accade, la mostra ha iniziato a prendere forma durante una chiacchierata con il proprietario del Parco d’Arte, Memo Basso, mentre discutevano del testo “Vita liquida” di Bauman. Ma non solo. I recenti fatti di cronaca legati alla politica di Trump per la costruzione di un muro tra Messico e Stati Uniti ha reso ancora più forte il desiderio di realizzare un progetto che affrontasse un tema così scottante come quello dei confini.

Il curatore – o “critico” come lui preferirebbe essere chiamato – ha collaborato per questa mostra con dodici artisti di fama nazionale e internazionale: Marisa Albanese, Maura Banfo, Simone Benedetto, Stefano Cagol, Aron Demetz, Nicus Lucà, Andrei Molodkin, Perino&Vele, Vincenzo Rusciano, Giuseppe Teofilo, Adrian Tranquilli, Wouter Klein Velderman.
Arrivate nel Parco in tarda mattinata, abbiamo avuto la possibilità di conoscere e parlare con alcuni artisti. Seduti all’ombra di grandi alberi, in un clima di totale relax, abbiamo chiacchierato insieme ad un gruppetto di loro, parlando degli argomenti più svariati. Questo clima di spensieratezza e di amicizia ci ha fatto capire che molti di questi artisti si conoscevano già da tempo. È lo stesso curatore a confermarci di aver chiamato a sé artisti che in passato hanno già lavorato con lui e con i quali si è instaurato un rapporto tale da poter «lavorare sulla costruzione di una linea comune dell’arte».

Assistendo e partecipando in maniera attiva a questo simposio di artisti, una riflessione si è immediatamente materializzata nelle nostre menti: come sono mutate le dinamiche di incontro rispetto al passato; dal tradizionale salotto, chiuso, di stampo prettamente borghese si è giunti ad un luogo “aperto”, completamente informale e dal clima decisamente più confidenziale, privo di qualunque retorica. Possiamo dirlo, ormai l’arte è tutt’altro che riservata a pochi!

Lo stesso Demma ammette che nel suo lavoro di “regista e critico” deve rivolgersi ad una moltitudine di pubblici e di visioni diverse, che vanno necessariamente prese in considerazione. Persino il processo creativo che porta alla realizzazione di un’opera contempla il punto di vista dello spettatore, decretatore della buona riuscita dell’opera stessa. Questo è ciò che sostiene Duchamp e, come Demma ci dice, è la linea di pensiero che egli stesso segue.

Partendo da eventi sociali e culturali, dalla storia passata o presente o da esperienze della propria vita,i dodici artisti hanno interpretato la loro idea di frontiera.
Stefano Cagol – artista di origine trentina, attivo da diversi anni a livello internazionale – ci racconta di aver sempre vissuto e sentito la presenza del confine. Nelle sue opere, però, ne sottolinea la duplice natura di strumento di chiusura e porta di scambio; il tema del conflitto assume, pertanto, una connotazione positiva, inteso come stimolo costruttivo e di crescita. L’installazione “Bouvet Island” – alluminio piegato a mano – prende titolo e forma da un’isola. Bouvet è, infatti, un’isola antartica, una delle più remote del pianeta. Disabitata e incontaminata è stata protagonista di un esperimento nucleare avvenuto nelle sue acque e mai rivendicato da alcuna nazione. Questa installazione presenta molti elementi del lavoro e della processualità di Stefano Cagol: l’attenzione verso il nucleare, l’azione estrema dell’uomo, l’idea dei limiti e dei confini che condizionano il nostro “essere nel mondo”. La luce – elemento presente in altri suoi lavori – è da considerarsi parola chiave ed elemento caratterizzante della sua opera: “l’isola” riflettente comunica con il paesaggio, integrandosi completamente con esso e creando un legame indissolubile con il luogo in cui l’opera si trova.


La memoria personale si interseca con riferimenti storici e sociali nell’opera di Vincenzo Rusciano, artista napoletano la cui arte prende anche ispirazione dalla sua città natale, dove tuttora vive.

“Escape” è una zattera nera, completamente ricoperta di bitume, abitata da oggetti che appartengono all’autore, alla sua personalità. La zattera è un mezzo estremo di salvataggio e, come ci riferisce lo stesso artista, è un rimando a questo particolare momento storico in cui persone, spinte dal bisogno, si allontanano dalla loro cultura, dalle loro terre, in cerca di condizioni migliori, approdando su coste sconosciute e, come purtroppo spesso accade, l’esito non è sempre felice. Ma la zattera è anche metafora della continua ricerca soggettiva della realizzazione di un progetto, del raggiungimento di una meta. In quest’opera c’è molto anche della sua vita personale: «quando ero piccolo non potevo e non avevo la possibilità di viaggiare. Ma lo spostarsi è un qualcosa di comune a molti di noi, è un’esigenza che è sempre esistita». Questa zattera potrebbe appartenere a chiunque di noi, a tutti coloro che, per motivi di studio e di lavoro, si siano trovati nella condizione di dover lasciare il proprio paese d’origine, nel tentativo di “approdare” su una terra “felice” dove le opportunità di successo personale e professionale sono maggiori, o almeno si spera siano tali.

Legata alla mostra “Senza Frontiere” anche la seconda edizione del Premio d’Arte Quarelli, curata dallo stesso Alessandro Demma. Il premio, intitolato quest’anno alla memoria di Marisa Vescovo – importante figura dell’arte recentemente scomparsa – è rivolto ai giovani artisti under 30 che hanno presentato un progetto per un’installazione dedicata al tema della mostra temporanea. I dodici progetti finalisti sono stati giudicati e votati da una giuria composta dagli organizzatori del Premio d’Arte Quarelli, dal curatore Alessandro Demma e dagli artisti in mostra.

Abbiamo incontrato la vincitrice del Premio, Clarissa Baldassarri, una giovane artista marchigiana. Classe ’94, Clarissa è un agglomerato di vitalità e simpatia, una gran chiacchierona. Laureata alla triennale presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata, ha in mente già tanti progetti per il futuro, primo fra tutti concludere il suo percorso di studi. Clarissa ci dice di essere molto emozionata ma soprattutto molto soddisfatta per questo traguardo. L’opera, infatti, verrà realizzata grazie al finanziamento del Premio ed entrerà a far parte della raccolta permanente del Parco d’Arte Quarelli.


Il suo progetto “Limite Cieco” sottolinea la sfumatura del tempo limitato del “visibile”. È un invito a guardare oltre, ad oltrepassare il limite cieco delle barriere ideologiche, dittatoriali, religiose e morali che si interpongono di fronte la verità.

Tre lastre trasparenti in plexiglas sulle quali verrà riportato un passo della Bibbia (Esodo 33:20-23) in Braille. Una scrittura che porterà il fruitore a godere solo del fattore estetico; la traduzione sarà visibile all’interno di una teca contenente la Bibbia con il passo citato ma sarà disponibile per un tempo limitato. L’organicità della carta, a contatto con il terreno, sarà destinata a morire, richiamando in questo modo la caducità dell’uomo e della carne. «Lo spettatore vedente che riuscirà ad andare oltre il visibile potrà raggiungere il contenuto, altrimenti si fermerà solo all’estetica».
“Senza Frontiere” – Parco d’Arte Quarelli 17 giugno 2017 – 15 ottobre 2017
Ingresso gratuito